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OISEAUX de FEU



Uccello di Fuoco, celebri voli a cura di Vittoria Ottolenghi

La "prima assoluta" dell'"Uccello di fuoco" ebbe luogo all'Opéra di Parigi il 25 giugno 1910, nell'ambito dei Ballets Russes di Diaghilew, con Tamara Karsavina e Michel Fokine. Fu un trionfo, nonostante tutto: nonostante, per esempio - secondo la minuziosa cronaca di Grigoriev, direttore di scena, collaboratore alla produzione di Diaghilew, e suo fedele amico - i due cavalli veri, uno bianco, a indicare il giorno, che appariva a metà balletto, e uno nero, a suggerire la notte iniziale, che attraversavano la scena con i loro cavalieri, uno ugualmente in bianco e l'altro in nero. Era Fokine, il coreografo creatore, che li aveva voluti assolutamente, a commentare l'antica fiaba russa dell'Uccello di fuoco. E Grigoriev si domandava come mai Diaghilew non avesse subito rifiutato l'incredibile richiesta. Ma i cavalli furono comunque eliminati dopo la seconda replica; soprattutto "per l'orrendo odore di stalla che avevano avuto tra le quinte e fino giù in platea…". Ma, intanto, era successo, sul palcoscenico parigino, un evento davvero "massimo": per la prima volta il nome del giovane compositore della partitura del balletto fu sulla bocca di tutti: Igor Strawinsky. Anche il suo trionfale debutto internazionale si dovette, dunque, a Diaghilew - forse l'impresario, direttore artistico, inventore di idee, che il teatro di danza abbia mai conosciuto. Si pensi che la sua compagnia - i famosi "Ballets Russes" erano stati appena creati, un anno prima (1909), e già Diaghilew stimolava la nascita di capolavori. Aveva già sperimentato - tra l'altro nella sua precedente stagione di opera russa (1906), e nel primo anno dei suoi Ballets Russes, con "Le danze polovesiane" dal "Principe Igor" - il fascino che sul pubblico parigino e di tutto il mondo avevano le antiche storie e leggende russe. Le fiabe russe, specialmente, conquistano i pubblici di tutto il mondo, così diverse da quelle di Perrault o dei fratelli Grimm, perché così piene d'amore appassionato, di bellissime principesse prigioniere, di perfidi maghi dal "tallone di Achille", di creature meravigliose e irreali capaci di salvarci, con una scintilla di complicità nell'assistere gli amanti infelici o malignamente allontanati l'uno dall'altra. Ebbene, proprio questi erano gli ingredienti dell'"Uccello di fuoco", la fiaba russa che scelse Diaghilew per il secondo debutto dei Ballets Russes a Parigi. Poi, il balletto fu ripreso ovunque, sempre più spesso, in Europa e in America. Come sempre, quando si tratti di antiche, grandi fiabe, anche l'"Uccello di fuoco" ha una sua valenza mitica: e cioè significati profondi di aspirazione all'amore, alla libertà, che vanno ben al di là del racconto - già perfettamente valido o godibile in sé - del bel principe Ivan, che, con l'aiuto di un magico uccello dalle piume rosse dalle sembianze di una fanciulla lieve e bellissima - appunto come un uccello dalle lunghe, morbide braccia, come ali e dalla chioma riccioluta, incastonata in un'acconciatura di piume rosse, come quelle del suo speciale "tutù" - riesce a liberare le belle principesse prigioniere, dall'incantesimo del perfido mago Kotchei e ad ucciderlo, poi, per sempre (qui, col Balletto del Sud, avremo il privilegio di avere Lindsay Kemp, il grande mimo e attore inglese, ad evocare la feroce e stravagante immagine del Mago Cattivo). Seguono, naturalmente, le nozze finali tra lo Zarevich Ivan e la più bella tra le Zarine liberate. Tutti i cavalieri che avevano tentato inutilmente di uccidere Kotchei erano stati trasformati in statue di pietra e adesso, finalmente, riprendono la loro forma normale e si uniscono ai festeggiamenti di nozze. Fokine non era soltanto il coreografo di questa storia, ma ne era anche l'interprete principale, accanto a Tamara Karsavina. Si pensi che il balletto era stato destinato, da Diaghilew, alla "divina" Anna Pavlova, ma lei - poveretta - si rifiutò di danzare quella musica "incomprensibile". E perse l'occasione di unire il suo nome a quello che doveva, proprio con "L'Uccello di Fuoco", diventare il padre della nuova musica. Tutto, come sempre, in quegli anni, si dovette all'intuito sicuro, geniale di Diaghilew, che, avendo sentito, del giovanissimo Strawinsky, "Fuochi d'artificio", se lo era subito preso come assistente musicale e lo tenne con sé per anni, anche dopo il suo folgorante successo. Nonostante la bellezza del passo a due quasi iniziale di Ivan e dell'"Uccello di fuoco", nella versione originale, spesso ci siamo domandati se - come l'Uccello Azzurro, nella "Bella Addormentata" - non sarebbe stato più consono un "Uccello di fuoco" maschio, come simbolo di una lotta per la libertà. E questo fece poi Maurice Béjart, riportando il racconto ai tempi del "Maquis" francese e della Resistenza europea contro i Nazisti tedeschi. Più tardi Béjart dichiarò - chissà perché - che non aveva voluto alludere alla storia della Resistenza, ma semplicemente all'idea di Strawinsky "rivoluzionario nella musica del nostro tempo". Ma chi si scorderà mai dei ragazzi partigiani - nella prima versione di Béjart - che lottano sulle montagne e al colpo di fucile che ne abbatte uno, mostrando sotto la camicia stracciata la guaina rossa dell'Uccello di fuoco, che poi nella seconda scena si moltiplica all'infinito?

L'uccello di fuoco (francese: L'Oiseau de feu) è un balletto in un atto e due scene rappresentato per la prima volta il 25 giugno 1910 all'Opéra di Parigi.
Gli interpreti principali furono Tamara Karsavina, Mikhail Fokine, Vera Fokina, Alexei Bulgakov. Fu uno dei cavalli di battaglia dei Balletti Russi di Djaghilev. La musica è di Igor' Stravinskij, la coreografia di Mikhail Fokine, le scene di Alexandre Golovine, i costumi di Leon Bakst e la direzione di Gabriel Pierné. La partitura doveva essere scritta, in un primo tempo, da Liadov, ma egli desistette lasciando il posto a Stravinskij. In un primo tempo fu scritta a San Pietroburgo la partitura per pianoforte e in seguito venne orchestrata dal compositore nell'aprile del 1910. L'opera è dedicata a Nikolaj Andreevič Rimskij-Korsakov. È il primo grande balletto del musicista russo, seguito di lì a poco da Petruška nel 1911 e da La sagra della primavera nel 1913, anch'essi commissionati da Diaghilev. Il balletto venne riscritto dallo stesso autore in forma di suite sinfonica nel 1911, riorchestrandola nel 1919 e poi in una nuova versione nel 1945. L'Uccello di fuoco ha un ruolo storico determinante nella storia del balletto. Quest'opera, per il suo grande valore musicale, ha dato novello vigore ad un genere che tentennava tra opere non proprio concepite per la danza come Sheherazade e altre, anche se notevoli, che avevano un carattere più folcloristico come le Danze dal Principe Igor.

Trama
Ispirata a una fiaba russa, la storia vede lo scontro tra due elementi antitetici: un mago immortale di nome Kašej simbolo del male e l'Uccello di Fuoco che rappresenta la forza del bene.
Il principe Ivan capita nel giardino incantato appartenente all'infernale Kašej, mago che pietrifica gli uomini ed imprigiona le donne. Nel giardino Ivan riesce a catturare uno splendido uccello dalle piume rosso oro per poi subito liberarlo ricevendo in cambio una penna d'oro. Durante la notte escono dal castello tredici principesse prigioniere, il principe avvicina una di esse e se ne innamora. Quando coraggiosamente tenta di seguirla, viene catturato dai demoni servitori del mago. Ivan agita la penna d'oro davanti a Kašej richiamando così l'Uccello di fuoco che trascina i malvagi in una danza infernale annientandoli. Su indicazione dell'uccello, il principe trova il grosso uovo che contiene l'anima del mago e lo distrugge, ponendo così fine ad ogni incantesimo, alla vita di Kašej e riunendosi alla principessa.

La musica
La musica dell'Uccello di fuoco deve molto a Ciaikovskij e Rimskij-Korsakov; la novità e l'arditezza del linguaggio stravinskiano ne fanno però un'opera che si discosta da qualunque modello; per la potenza del discorso musicale, per l'autonomia del ritmo, per l'uso inconsueto dei timbri puri degli strumenti e per l'arditezza armonica si può ben dire che "Stravinskij ha acceso la prima esca nella compagine strumentale dell'orchestra ottocentesca" (R.Vlad). Ne L'Uccello di fuoco troviamo violoncelli e contrabbassi che intonano in sordina un tema cupo, poi le terzine veloci degli archi e i legni che preannunciano la comparsa dell'uccello di fuoco. A detta dell'autore, la danza della creatura benefica sarebbe il pezzo più riuscito dell'opera, quando cioè il corteo delle principesse viene reso con lenta maestà dagli archi. Il tema della principessa è mesto (clarinetti, flauti e violino a solo o in gruppo). Un crescendo di fagotti e tromboni annuncia la venuta di Kasej, mentre la "danza infernale dei sudditi di Kasej" rappresenta le tenebre attraverso un'orchestra d'archi in flautando coadiuvata da rulli di grancassa, archi, legni e tremolo di timpani.

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